Legal Tech, privacy e doveri deontologici

Nel panorama in continua evoluzione del settore legale, il termine legal tech ha acquisito un’importanza crescente. Con esso si fa riferimento all’insieme delle tecnologie (software, piattaforme, algoritmi) che supportano, automatizzano o migliorano l’esercizio della professione forense. Per gli studi legali, l’adozione della legal tech rappresenta una svolta epocale: da un lato si aprono nuove opportunità in termini di efficienza, gestione dei dati, accesso alle fonti e servizio al cliente; dall’altro emergono nuove responsabilità, soprattutto in riferimento al rispetto del Codice Deontologico Forense.

La legal tech comprende una vasta gamma di soluzioni pensate per digitalizzare, automatizzare e ottimizzare le attività quotidiane degli studi legali. Queste tecnologie possono essere utilizzate sia per fini interni (es. ottimizzazione dei flussi di lavoro, controllo dei costi, riduzione degli errori) sia per offrire un servizio migliore al cliente, più rapido e personalizzato.

Tra gli strumenti più diffusi troviamo:

  • Software di gestione documentale : permettono di organizzare fascicoli e atti in modo ordinato e sicuro, facilitando l’accesso ai dati anche da remoto.
  • Piattaforme per la gestione delle udienze da remoto: utilizzate per collegarsi con i tribunali o gestire appuntamenti con i clienti in modalità telematica.
  • Sistemi di fatturazione elettronica e gestione contabile: per semplificare il rapporto con gli obblighi fiscali e amministrativi.
  • Tool di automazione documentale: consentono di generare contratti, atti e documenti standardizzati in pochi clic, riducendo margini di errore e tempi di redazione.
  • Soluzioni di analisi predittiva e intelligenza artificiale: in grado di supportare gli avvocati nell’analisi di grandi volumi di dati giurisprudenziali e dottrinali, per individuare pattern ricorrenti o stimare le probabilità di successo di un’azione legale.
  • Sistemi di customer relationship management (CRM): per una gestione più organizzata e strategica del rapporto con i clienti, in pieno rispetto delle normative sulla privacy.

L’adozione della legal tech non implica solo un cambiamento nelle modalità operative, ma comporta anche una trasformazione profonda delle competenze richieste al professionista legale. L’avvocato non può più limitarsi a padroneggiare il diritto in senso stretto. Oggi è fondamentale conoscere, almeno a livello operativo, le logiche delle tecnologie che utilizza.

La formazione continua, anche attraverso corsi accreditati con crediti formativi, diventa quindi imprescindibile. Non basta più essere esperti del diritto, ma serve una nuova figura di avvocato digitale, capace di unire sapere giuridico, consapevolezza tecnologica e sensibilità etica.

Tra le competenze digitali sempre più richieste, troviamo:

  • Alfabetizzazione digitale giuridica: saper utilizzare in modo efficace gli strumenti informatici dedicati alla gestione legale, dalla redazione automatica di documenti all’uso di database giurisprudenziali digitalizzati.
  • Gestione dei dati e protezione della privacy: conoscere le regole del GDPR, le buone pratiche per la tutela delle informazioni riservate e l’uso etico degli strumenti di archiviazione e analisi.
  • Project management legale: utilizzare piattaforme collaborative per la gestione di progetti complessi (es. cause collettive o attività multidisciplinari), ottimizzando tempi, ruoli e responsabilità.
  • Comprensione dei rischi tecnologici: saper valutare i rischi connessi all’affidamento a software terzi, inclusi bug, malfunzionamenti, perdite di dati o interpretazioni errate da parte di automazioni.
  • Etica e consapevolezza nell’uso della tecnologia: mantenere sempre un controllo umano sulle decisioni giuridiche supportate da IA, garantendo trasparenza e accountability.

L’uso della legal tech, per quanto utile e promettente, non può prescindere dal rispetto rigoroso del Codice Deontologico Forense. Gli avvocati devono garantire che ogni strumento utilizzato rispetti i principi cardine della professione: verità, correttezza, trasparenza, riservatezza e decoro.

Riservatezza e protezione dei dati

Uno degli aspetti più critici riguarda la gestione dei dati dei clienti. L’avvocato ha il dovere di garantire la massima riservatezza (art. 13) e, nel contesto della legal tech, ciò significa:

  • Utilizzare solo piattaforme certificate che offrano elevati standard di sicurezza (es. crittografia end-to-end, server localizzati in UE, backup).
  • Verificare attentamente le condizioni di servizio dei software utilizzati, accertandosi che i dati non vengano condivisi con terzi o usati per fini commerciali.
  • Redigere e aggiornare informative privacy adeguate e trasparenti, in modo che il cliente sia pienamente consapevole delle modalità di trattamento.

Comunicazione e marketing legale

Anche la comunicazione, potenziata dagli strumenti di legal tech (blog, podcast, social, email automatizzate), deve mantenersi nei limiti del Codice Deontologico. È vietata ogni forma di pubblicità comparativa, ingannevole o suggestiva (art. 17). Le comunicazioni devono essere sempre:

  • Di natura informativa, non promozionale.
  • Coerenti con lo stile e la dignità della professione.
  • Orientate a divulgare conoscenze giuridiche utili, senza inviti impliciti o espliciti ad avviare azioni legali.

Inoltre, è fondamentale che l’utilizzo di tecnologie per la generazione automatica di contenuti rispetti la supervisione umana. Nessun contenuto automatizzato può essere pubblicato senza un controllo finale da parte del professionista, che ne assuma la piena responsabilità.

Automazione dei processi decisionali

Strumenti di intelligenza artificiale e machine learning possono suggerire strategie difensive, redigere bozze di atti o individuare precedenti favorevoli. Tuttavia delegare totalmente la scelta di una linea difensiva a un algoritmo costituisce una grave violazione del dovere di diligenza e responsabilità personale (art. 26). L’avvocato deve sempre:

  • Comprendere i criteri utilizzati dallo strumento AI.
  • Valutare criticamente le sue proposte.
  • Prendere decisioni finali in piena autonomia e consapevolezza.

L’integrazione della legal tech in uno studio legale deve essere frutto di una strategia pianificata, non di un’adozione frettolosa o superficiale. L’obiettivo non è digitalizzare tutto a tutti i costi, ma introdurre strumenti realmente utili, capaci di migliorare l’efficienza e la qualità del servizio, senza snaturare la natura relazionale e fiduciaria della professione legale.

Analisi preliminare

Prima di adottare qualsiasi soluzione legal tech, è consigliabile effettuare un audit dei processi interni per individuare gli strumenti più adatti, evitando sprechi o scelte non compatibili con la struttura dello studio. Tra queste operazioni vediamo quelle volte ad individuare:

  • Le aree critiche che richiedono ottimizzazione (es. gestione documentale, comunicazione con il cliente, rendiconto).
  • I punti di inefficienza e sovraccarico operativo.
  • I rischi attuali in materia di sicurezza informatica o conformità normativa.

Formazione e coinvolgimento dello staff

Qualsiasi innovazione tecnologica, per funzionare, richiede il coinvolgimento attivo di tutti i membri dello studio. La formazione non deve essere riservata ai titolari, ma estesa anche a collaboratori, praticanti e personale amministrativo. Solo un team formato può utilizzare al meglio gli strumenti adottati, prevenire errori o uso improprio, contribuire all’evoluzione dello studio in chiave digitale.
La formazione può essere interna (workshop, sessioni di affiancamento) oppure esterna, attraverso corsi specializzati con rilascio di crediti formativi.

Integrazione flessibile

È consigliabile integrare la legal tech in modo graduale e modulare, partendo dagli strumenti più semplici e a basso impatto. Ad esempio:

  • Iniziare con l’adozione di un gestionale documentale cloud-based (cloud computing).
  • Proseguire con sistemi di firma digitale e posta elettronica certificata.
  • Solo in seguito introdurre soluzioni avanzate come l’automazione documentale o l’analisi predittiva.

Questo approccio consente allo studio di adattarsi progressivamente, mantenendo il controllo e monitorando l’impatto reale delle innovazioni adottate.

Monitoraggio continuo e aggiornamenti

La legal tech è un settore in continua evoluzione. Per questo è importante mantenere un approccio dinamico, che preveda grande consapevolezza, responsabilità e una visione di insieme strategica. In particolare:

  • Verifiche periodiche sull’efficacia degli strumenti in uso.
  • Aggiornamento costante del software e delle policy interne.
  • Valutazioni regolari sull’aderenza agli standard deontologici.

Conclusione

La legal tech non è una semplice moda passeggera, ma una trasformazione strutturale della professione legale. Chi saprà governarla con intelligenza, rigore deontologico e lungimiranza strategica potrà trarne enormi vantaggi in termini di competitività, efficienza e qualità del servizio offerto.
Tuttavia ogni innovazione comporta anche nuove responsabilità: la sfida per gli studi legali è quindi quella di adottare la tecnologia senza perdere di vista i valori fondanti della professione, come l’autonomia di giudizio, il rispetto della dignità umana, la tutela del cliente.
È in questo equilibrio tra innovazione e tradizione che si gioca il futuro della professione forense.

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